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Allo scopo di chiarire il concetto, riporto due casi di manifesta incongruità, ripresi dall’ANSA di qualche anno fa:
- Un pensionato padovano, trovato con 2,5 milioni in titoli ed azioni (i titoli producono interessi – quei 70 miliardi cui ho fatti cenno - quindi costi per la collettività) e proprietario di 42 fabbricati, chiedeva prestazioni sociali agevolate al Comune di residenza. È di oltre 6 milioni di euro il valore del suo patrimonio e dichiarava di essere nullatenente (ANSA – 15 febbraio 2012). Un 60enne milanese risultava totalmente sconosciuto al fisco, ma nella realtà dei fatti era proprietario di una trentina di immobili dati in affitto a viados ai quali chiedeva importi esorbitanti, circa 1.000 euro al mese pagati in nero
(ANSA – 18 marzo 2012).

Intendo dimostrare, dicendo ciò, che non solo è iniquo porre sullo stesso piano patrimoni di pari importo senza tener conto della loro provenienza, ma è ancora più iniquo porre sullo stesso piano gli interessi dovuti ai tanti risparmiatori onesti e modesti che hanno acquistato buoni del tesoro e quelli dovuti al pensionato padovano o al 60enne milanese. Quest’ultimo, nel corso degli anni, ha avuto la possibilità di autoriciclare circa 30 mila euro al mese, che hanno fatto crescere in maniera esponenziale il suo patrimonio.
Tornando alla proposta, in sintesi, si tratta di passare dall’attuale sistema di aliquote “impersonali” a progressività orizzontale ad un sistema di ALIQUOTE PERSONALI a progressività verticale, nel quale l’imposta dipenderebbe, oltre che dal valore del patrimonio, anche dal reddito medio dichiarato dal proprietario. Per esempio, l’IMU, con la quale ogni anno facciamo i conti, è il classico esempio di patrimoniale a progressività orizzontale in quanto l’imposta dipende esclusivamente dal valore dell’immobile.

Dopo decenni di evasione a dieci zeri, all’ARDeP, questa proposta sembra uno strumento che potrebbe dimostrarsi efficace, certamente non l’unico, per ridurre il debito pubblico; ma soprattutto utile per recuperare equità, solidarietà e coesione sociale, che negli ultimi tempi mi sembrano molto compromesse. Probabilmente tale proposta deve essere affinata, per esempio relativamente ai patrimoni detenuti all’estero e a quelli detenuti dalle persone giuridiche, ma è certamente corretta nella sua impostazione e nelle sue finalità.
Mi piace concludere questo intervento con le parole del Presidente Mattarella, pronunciate nel suo messaggio augurale di fine anno: «L’evasione fiscale ostacola le prospettive di crescita e se venisse dimezzata si potrebbero creare oltre trecentomila posti di lavoro: gli evasori danneggiano la comunità nazionale e danneggiano i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero».

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