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Ringrazio Francesco Testi, ventenne agguerrito, perché ha il merito di non cestinare il problema, come fanno tanti illustri giornalisti, ma di indicare i motivi per cui rifiuta la logica dell’ARDeP.

La prima cosa che sfugge a lui (e non gliene faccio una colpa, perché evidentemente non ha letto il libro La tunica e il mantello. Debito pubblico e bene comune. Provocare per educare, Euroma, Roma 2003) è che i nostri simbolici (ma non virtuali) contributi non vanno ad aumentare le tasse e il denaro a disposizione di politici talora irresponsabili, ma a ridurre il debito, cioè a levare dal Fisco (è la stessa cosa del Tesoro, e in latino significa cesto) quelle cambiali in scadenza che sono i titoli di stato, per il cui “servizio” lo Stato paga 70 miliardi l’anno di interessi.

Se il padre si indebita e si ubriaca, la famiglia soffre, perché gran parte dei soldi vanno alla banca o all’usuraio e non a comprare le scarpe. Una madre oculata può mettere i suoi risparmi sotto il materasso, per pagare i creditori, se non vuole che le pignorino la casa. Dare i soldi a lei, non è come darli a lui. Questo materasso esiste, ed è il Fondo per l’ammortamento dei titoli di stato, istituito dalla legge 27.10 1993, n. 432.

I soldi che si mettono qui vanno a ridurre il debito e gli interessi, anche per il futuro. Uno dei capitoli del Tesoro, il 3330, è abilitato a ricevere contributi che vanno a “bruciare” le cambiali del debito. Nel 1994 abbiamo ottenuto che il capo X di questo capitolo fosse abilitato a ricevere anche “contributi volontari” dei cittadini, oltre a quelli delle privatizzazioni e di altri auspicabili “risparmi”: e lì sono finiti i nostri soldi. Io ho fatto per un anno e mezzo il “volontario antidebito”, versando là il 10% del mio stipendio mensile a quel fondo (non per aumentare le spese inutili e i privilegi di molti), dimostrando con questo “esperimento sociale” che si può campare lo stesso: volevo testimoniare che le sorti del paese e le condizioni dei giovani, tra cui quelle del mio cortese critico, mi interessano come quelle della mia famiglia, che non mi ha fatto internare per  follia. Non c’è libertà né democrazia, se si arriva alla bancarotta.

Naturalmente l’operazione materasso, con i poveri risparmi della madre, non basta a risolvere il problema di un debito che è già di 1600 miliardi. E’ tutta la famiglia nazionale che deve responsabilizzarisi per pagare il debito, e non limitarsi a chiedere soldi per tutte le categorie e per tutte le pubbliche necessità. Esempio: ieri l’altro è apparsa la notizia che i soldi sequestrati a Fiorani, in quanto frutto di plusvalenze illecite sulle scalate bancarie, verranno utilizzati per costruire asili nido.  E’ un'ottima notizia giornalistica e propagandistica.  Per l'Italia, è una pessima notizia, perché vuol dire che i politici creeranno un buco per gli anni a venire, per le spese ordinarie richieste dal funzionamento dei nidi. Il ventenne di oggi, che da anziano avrà una pensione da fame, dovrà ringraziare i “generosi” cittadini di ieri e di oggi, che faranno pagare il conto a lui. Certo non tutto deve andare sotto il materasso: ma il poco di oggi lascia crescere il macigno della spesa per domani.

Veniamo alla questione se il cittadino è per lo stato, o viceversa. La Lupa capitolina simboleggia lo stato che nutre i cittadini. Se i piccoli succhiano molto, e se la nutrice non mangia, sono dolori: può finire il latte e i piccoli possono morire di fame o addirittura essere mangiati dalla lupa (è l’immagine della dittatura). E se uno dei gemelli strilla e morde il capezzolo (come fa la Lega), perché non è pensabile che l’altro gemello si dia da fare per nutrire la nutrice? Sapete che ogni giovane che nasce in Italia ha sulla gobba un debito di 80 mila euro e un debito pensionistico di 150.00, lasciatogli dalla mia generazione? E se un nonnetto che ha dieci nipoti vuole ridurre questo debito, che pesa su tutti, e non solo accumulare soldi per sé e per i suoi figli, voi che fate, lo sfottete pure, in omaggio alle ideologie liberiste?

formiche

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