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Debito

Ad Aprile del 2011 non eravamo un sorvegliato speciale.

Un giornale on-line7 l’11 Aprile 2011 scrive: «Il settimanale finanziario “Milano Finanza” ha confrontato gli andamenti dei titoli di stato italiani e di quelli tedeschi. Da inizio anno i rendimenti dei primi sono in calo mentre quelli dei titoli governativi, in Germania, sono saliti molto. Addirittura raddoppiando sulla scadenza a un anno.

Il mercato pare così voler sottolineare che l’Italia (ma anche la Spagna, che ha tendenze analoghe) è fuori dalla bufera europea del debito sovrano ma anche che la Germania dovrà pagare parecchio per i salvataggi di Irlanda, Grecia e Portogallo».

Stupefacente; e non è un’analisi di parte; è condivisa dalla stragrande maggioranza degli operatori finanziari. “Milano Finanza”, non so quanto consapevolmente, mette il dito sulla piaga: «… la Germania dovrà pagare parecchio per i salvataggi di Irlanda, Grecia e Portogallo».

Ovvio; la Germania è uno dei paesi le cui banche possiedono più titoli di Stato greci. Sarebbe logico che il peso maggiore del salvataggio della Grecia sia della Germania. Non è andata così.

A proposito di Grecia, questa è la mail che spedii ad alcuni miei clienti o conoscenti a giugno 2011 e inviato anche ad alcuni personaggi pubblici.

“Ritengo sia giunto il momento di denunciare la totale irresponsabilità di quanti, in Europa e nel mondo, stanno gestendo la questione del Debito Pubblico greco.

Poiché ci troviamo di fronte a persone che, almeno sulla carta, dovrebbero avere la competenza per una analisi razionale corredata da risposte razionali, devo  concludere che essi siano totalmente impazziti.

Il PIL della Grecia nel 2010 è stato di circa 249 MRD di euro; il debito pubblico attuale è circa 347 MRD e produce interessi per circa 24 MRD ai tassi attuali (6,9% destinato ad aumentare); il deficit di bilancio greco è quasi tutto dovuto agli interessi e questi generano, in un meccanismo diabolico, altro debito e interessi sugli interessi.

Qualcuno può pensare che i greci vogliano destinare il 10% (24 su 249) del proprio reddito sotto forma di tasse per pagare gli interessi dei titoli di Stato? Ammettiamo pure che qualcuno li obblighi, non è forse vero che ciò creerebbe una recessione pesante in quanto la spesa per interessi è la più improduttiva che ci sia?

Si dice: la Grecia venda i suoi gioielli e abbatta il debito. Benissimo: parliamo del Partenone o dell’azienda telefonica o di entrambe? Se si trova un compratore vuol dire che queste cose rendono; dunque, privandosene, lo stato greco rinuncia a qualcosa; con che cosa lo sostituisce?

Seconda cosa: in questo mondo di benefattori, parliamo di vendita o di svendita?

Il nocciolo del problema è che qualche banca d’Europa ha imprestato soldi alla Grecia a tassi elevati e ora, dopo aver incassato qualche anno di interessi, non vuole rimetterci nulla.

La mia proposta: tutto il Debito Pubblico greco viene dichiarato irredimibile (i titoli non hanno più scadenza) e gli interessi vengono portati al 2% (o a un tasso da concordare ma sempre molto contenuto).

Il semplice allungamento delle scadenze non serve a nulla; i governanti europei e i loro esperti su questo sbagliano di grosso.

Il risultato immediato è che non c’è più l’assillo delle scadenze del Debito Pubblico, il monte interessi scende a circa 7 Mrd che rappresenterebbero il nuovo deficit; poiché condizione imprescindibile è raggiungere subito il pareggio di bilancio per evitare di dover emettere nuovo debito che nessuno sottoscriverebbe si dovrà fare una manovra da 7 Mrd che è senz’altro fattibile.

Risultati concreti: si congela il debito in termini assoluti e non solo percentuali rispetto al PIL e si ferma il monte interessi.

A quel punto i greci devono essere posti di fronte all’assunzione delle loro responsabilità e si possono porre le premesse per la restituzione graduale dei prestiti.

Chi paga? Quelli che devono rinunciare a circa 17 (dai 24 attuali ai 7 della mia proposta) Mrd di interessi, ossia i possessori dei titoli greci.

A loro dico: a voi conviene più scrivere a bilancio 24 Mrd di interessi di titoli a rischio default emessi da un paese in bancarotta o 7 Mrd relativi a titoli di un paese in via di risanamento e quindi con un minor rischio di default?”.

Tutti sanno che si è preferito seguire la cura della Troika che, recentemente, il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schultz ha definito fallimentare quando non criminale.

Ora la Grecia è alla fame e il rapporto Debito/PIL, nonostante la ristrutturazione, è passato dal 139,3% al 169,1% e si può consolare (sic!) con il primo avanzo primario (entrate meno spese senza considerare gli interessi del debito) dallo scoppio della crisi.

Per inciso vorrei far notare che è quello che sta succedendo piano piano a noi in Italia.

Nella zattera dell’Euro qualcuno ha cominciato a mangiare qualcun altro; proprio come nel quadro di Gericault.

Con il caso Greco che sta sfuggendo di mano, i Bund tedeschi che cominciano a scendere di prezzo con conseguenze in prospettiva negative sulla spesa per interessi dato che il Debito Pubblico è notevolmente aumentato, la Germania, nell’aprile 2011 è di fronte a una scelta obbligata: mettere in crisi qualcun altro per mascherare le proprie difficoltà.

Il paese più adatto è l’Italia.

La Germania ha scommesso sul fatto che, non appena lo spread avesse cominciato a salire, qualcuno in Italia avrebbe detto che in fondo ce lo meritavamo; che di fronte alla lettera congiunta della BCE e della Commissione Europea del 5 Agosto 2011 contenente i nostri compiti da fare a casa, qualcuno avrebbe detto: «Ce lo siamo meritato» e che difronte al sorriso di scherno di Sarkozy e della Merkel nei confronti di Berlusconi, qualcuno avrebbe detto: «Se lo è meritato».

Francesco De Gregori ha confessato che, quando ha visto la scena, si è sentito berlusconiano per un attimo.

Il fatto è che i compiti a casa potevano anche avere un senso ma la difesa dell’interesse nazionale viene prima di tutto.

Come si fa a negare che quella dell’estate 2011 sia stata una manovra orchestrata se, appena tre mesi prima, il nostro Programma di Stabilità pluriennale era stato bene accolto dall’Europa?

Tremonti ha sostenuto in più occasioni che, dopo la presentazione del piano, l’Europa ha maturato la convinzione che esso non fosse rappresentativo della reale linea di politica economica dell’Italia proiettata invece verso un cammino di crescita in deficit.

Ci può essere del vero ma a mio avviso fu una scusa per mascherare il reale obiettivo di quella manovra: portare i tassi tedeschi all’1%; i tedeschi erano consapevoli che non avrebbero potuto reggere a lungo tassi intorno al 3% come quelli che avevano in quel periodo; sarebbero saltati gli equilibri di finanza pubblica.

Io ritengo che fosse politicamente lecito mettere in discussione il Governo Berlusconi ma che si dovesse difendere contemporaneamente l’interesse nazionale.

Per ‘Interesse Nazionale’ intendo soldi e per esemplificare il concetto ho costruito due tabelle; la prima mostra l’onere delle emissioni dei BTP decennali da Luglio a Dicembre 2011 se fossero stati emessi alle condizioni del mese di Giugno; la seconda l’onere reale in base ai risultati delle aste.

Poiché lo scarto di emissione grava tutto sulla spesa per interessi dell’anno di emissione, la mancata difesa dell’interesse nazione è costata 1,2 Mrd nel solo 2011 e 1,5 Mrd complessivamente. Questa è solo una parte, ancorché molto significativa, di tutte le emissioni di titoli di Stato da Luglio a Dicembre 2011, per non parlare delle emissioni successive.

formiche

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