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Fisco

L’attuale Governo, sostenuto da M5S e Lega, ha chiesto al Parlamento di approvare una manovra economica di circa 33 miliardi di euro, le cui risorse sono finanziate in gran parte a debito. Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire: ai posteri viene rilasciata l’ennesima cambiale da pagare.

Non solo: se i Governi precedenti, dal 2011 in poi, erano stati criticati per aver ipotecato le manovre degli anni successivi con pesanti clausole di salvaguardia (12,5 miliardi per evitare l’aumento dell’IVA nel 2019), l’attuale Governo le ha aumentate a 23 miliardi (nel 2020) e a 28,8 miliardi (nel 2021). Insomma, nei prossimi anni sarà necessaria una manovra economica esclusivamente per evitare l’aumento dell’IVA. Così facendo, si persiste nel caricare pesi insopportabili sulle spalle delle prossime generazioni, continuando a realizzare deficit, ad aumentare il debito e a condizionare le possibilità futura di spesa pubblica.

La manovra economica per il 2019 introduce la cosiddetta “flat tax” (in realtà è una “dual tax”), che per i contribuenti con partita Iva prevede la possibilità di aderire a un regime forfettario del 15% sui ricavi fino a 65 mila euro e del 20% sulla quota eccedente fino a 100 mila euro. La misura è palesemente ingiusta, poiché ai redditi dei lavoratori dipendenti con 65.000 euro viene applicata un’aliquota media del 32,8% e del 36,17% con 100.000 euro. Per quale ragione i lavoratori autonomi possono pagare circa la metà delle tasse pagate dai lavoratori dipendenti?

Il Governo ha anche inserito un mini condono per chi ha dichiarato ma non ha versato le imposte tra il 2000 e il 2017. Lo sconto fiscale è molto elevato: si pagherà dal 16% al 35% del dovuto a seconda del reddito ISEE. La misura appare iniqua nei confronti di chi invece ha versato il dovuto.

Sulle pensioni più alte è stata aggiunta un’imposta: il cosiddetto prelievo di solidarietà, per cinque anni, che riguarderà gli assegni superiori a 100mila euro. Sarà pari al 15% per la parte eccedente fino a 130mila euro, al 25% dai 130mila ai 200mila, al 30% dai 200mila fino ai 350mila, al 35% fra i 350mila fino a 500mila e al 40% oltre i 500mila. Di fatto è aumentato in modo sensibile il criterio di progressività, arrivando quasi a raddoppiare l’aliquota per i redditi più alti. Chiedere ai più ricchi di contribuire maggiormente alle spese pubbliche potrebbe essere considerata una scelta giusta, se fosse applicata a tutti. Scegliere come target da colpire soltanto i pensionati non può essere considerato equo.

C’è un altro aspetto da considerare: la persistente tendenza ad ignorare il dettato costituzionale in diversi punti. Per far approvare la manovra il Governo l’ha presentata con il classico maxi-emendamento poche ore prima del voto, non lasciando ai parlamentari nemmeno il tempo di leggerne il contenuto. Sono scene già viste, seppure in questo caso abbiano raggiunto limiti estremi, ma proprio per questa ragione risultano ancora più sconcertanti.

La Costituzione stabilisce che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge (art. 2), che ogni disegno di legge sia esaminato da una commissione e poi approvato dal Parlamento (art. 72), che siano assicurati l’equilibrio tra le entrate e le spese del bilancio dello Stato (art. 81) e la sostenibilità del debito pubblico (art. 97). È evidente che il fisco di fatto non è per tutti “uguale”, che per la legge di bilancio non c’è stato un vero “esame” e che l’equilibrio e la sostenibilità dei conti pubblici non sono affatto “assicurati”.  Se in una società democratica non si rispetta la Carta costituzionale, è anzitutto il popolo che si vorrebbe rappresentare a subirne le conseguenze più negative.

Come scriveva Martin Luther King “può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”. Purtroppo il nuovo Governo si è incamminato in modo deciso sulla via del passato, che ci ha condotto all’enorme debito pubblico italiano. Per uscirne servirebbe un vero cambiamento di rotta. Non servono reiterati annunci di vittoria e proclami di promesse mantenute, che fanno l’occhiolino alle prossime elezioni. Abbiamo urgente necessità di politici seri e credibili, che anzitutto rispettino la Costituzione e che siano esempio di equità per tutti i cittadini.

La lettera di Gesù bambino al governo italiano

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