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Giocare d’azzardo non fa bene, anzi, nuoce. Reca danno alle persone, alle famiglie e alle comunità. Riguardando il nostro patto di cittadinanza, che è la Carta Costituzionale, troviamo le ragioni che mostrano quanto il gioco d’azzardo non sia soltanto una malattia o una dipendenza a livello  individuale, ma anche e soprattutto una ferita sociale e collettiva. Vediamo perché, analizzando una decina di articoli della Costituzione.

  1. “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (art. 1). Amintore Fanfani, uno degli estensori del primo articolo della Carta, intervenendo nell’Assemblea Costituente nel 1947 spiegò che “si esclude che la Repubblica possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui”. Potremmo coerentemente aggiungere che l’Italia non possa fondarsi sull’ozio, sulla disoccupazione, sulla rendita, sugli interessi sul debito pubblico, su imposte inique, sulla speculazione finanziaria, sulle vendite allo scoperto in Borsa, sui derivati, sulle scommesse, sul gioco d’azzardo.
  2. “La Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2). La solidarietà è l’opposto dell’egoismo e dell’individualismo. Significa essere disponibili ad aiutare e sostenere chi è più in difficoltà. Non si tratta di una scelta volontaria, ma di un obbligo, di una necessità conseguente al patto di cittadinanza, cioè all’appartenenza ad una comunità. In questa prospettiva di può comprendere un’affermazione molto significativa di papa Paolo VI: “la politica è la forma più alta della carità”. Perché la politica dovrebbe essere anzitutto concretizzare, realizzare, attuare la Costituzione, che si fonda sul riconoscimento e sulla promozione della persona umana dentro la società.
  3. “è compito delle Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3). Sorge spontanea la domanda: il gioco d’azzardo favorisce o impedisce il pieno sviluppo della persona umana? Nei giochi d’azzardo non si vince per abilità o per merito, ma solo per fortuna. Non c’è nulla di “formativo”. Anzi, il gioco d’azzardo tende ad annichilire ogni caratteristica della persona. Paradossalmente è proprio nel gioco d’azzardo che le persone non mettono in gioco le proprie capacità e responsabilità.
  4. “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4). Se una persona non ha un lavoro, questa situazione non è soltanto un problema individuale, ma anzitutto collettivo. Se anche soltanto un cittadino non può dare il proprio contributo alla comunità, la Repubblica non è realizzata pienamente. La Costituzione si nutre di una profonda radice antropologica, che non è fissata nel singolo individuo, ma nelle relazioni sociali. Si diventa cittadini attraverso la comunità in cui si forma la personalità. Con ciò si crea un debito sociale, che va restituito alla collettività grazie alla propria attività. Il gioco d’azzardo non concorre al progresso materiale o spirituale della società. Anzi, si fonda su una logica non comunitaria, in palese contrasto con il dovere della cittadinanza solidale.
  5. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32). È l’unico articolo della Costituzione in cui un diritto viene indicato come fondamentale. Il gioco d’azzardo può diventare una dipendenza, che reca gravi danni al benessere psico-fisico delle persone e che si pone in evidente conflitto di interessi con la collettività. Si pensi a come i problemi di un giocatore d’azzardo si possono ripercuotere sulla sua famiglia, sugli amici, sui colleghi di lavoro, sulla comunità in cui vive. Senza calcolare i costi anche economici per la cura della dipendenza.
  6. “L’iniziativa economica è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art. 41). Le persone che si pongono davanti ad una macchinetta con alcuni simboli che ruotano nella speranza che prima o poi si allineino sulla medesima riga o che grattano un pezzo di carta in attesa di scoprire la fatidica frase “hai vinto”, non sono forse le vittime di un’attività economica che si svolge in contrasto con l’utilità sociale? Come non vedere il danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana?
  7. “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio” (art. 47). Ma il gioco d’azzardo non è una delle modalità di sperpero del risparmio? La creazione di una riserva finanziaria dovrebbe essere la strategia di una collettività previdente, capace di affrontare anche i momenti di difficoltà. In realtà, negli ultimi decenni abbiamo assistito alla crescita del debito pubblico e della spesa per il gioco d’azzardo. Il fatto che il costo annuale per gli interessi sul debito pubblico accumulato sia pari alla spesa degli italiani per il gioco d’azzardo, dovrebbe far riflettere sull’assurdità economica e finanziaria in cui siamo finiti. Debito pubblico e gioco d’azzardo hanno anche un altro aspetto in comune: vince sempre il “banco”, cioè il creditore. Il debitore, invece, può finire nella spirale dell’usura o tentare la sorte. Appunto.
  8. “Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge” (art. 48). Se la solidarietà si esprime anche attraverso il voto, è opportuno che il giocatore d’azzardo possa eleggere chi stabilisce le leggi che regolano il gioco? Se il gioco d’azzardo lede la dignità della persona, è un ostacolo oggettivo al dovere civico del voto? Chi gioca d’azzardo esprime pienamente una “capacità civile”?
  9. “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività” (art. 53). Il gioco d’azzardo limita o addirittura azzera la capacità contributiva delle persone. Dilapidando i risparmi, viene annullata la possibilità di contribuire alle spese pubbliche, di cui proprio i giocatori d’azzardo avrebbero bisogno per la cura. La dipendenza dal gioco d’azzardo diminuisce la capacità di aver cura di se stessi e di essere solidali verso gli altri. Non solo: l’attuale sistema di tassazione dei giochi d’azzardo è paradossale. Anzitutto si tratta di imposte mediamente più basse di quelle sulle diverse forme di risparmio, sull’aliquota ordinaria sui consumi e su quella dello scaglione inferiori dei redditi. Sembra incredibile, ma ci sono tipologie di giochi d’azzardo che hanno una tassazione inferiore a quella sul pane. Non solo: ci sono giochi d’azzardo sui quali la percentuale di imposta si abbassa più si eleva l’importo giocato: più il cittadino spende, meno lo Stato incassa in percentuale. L’esatto contrario del criterio di progressività che la Costituzione pone come base del sistema fiscale.
  10. “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi” (art. 54). Se la fedeltà alla “cosa pubblica” e alla Costituzione è un dovere, resta da chiedersi perché siamo arrivati a questo punto di degrado collettivo che il gioco d’azzardo (ma non solo) rappresenta. Soltanto la riscoperta della Costituzione come “strada maestra” per il nostro convivere sociale può aiutarci ad uscire dalla crisi culturale, etica e politica in cui ci troviamo. Anche per contrastare il gioco d’azzardo, ascoltiamo l’esortazione di Giuseppe Dossetti, che - a proposito della Costituzione che aveva contribuito a scrivere – nel 1995 diceva: “Cercate di conoscerla, di comprendere in profondità i suoi principi fondanti, e quindi di farvela amica e compagna di strada. Essa può garantirvi tutti i diritti e tutte le libertà, a cui ragionevolmente aspirate: vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro ogni inganno e contro ogni asservimento, per qualunque cammino vogliate procedere e qualunque meta vi prefissiate”.

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