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“Le leggi sono fatte per l’Uomo, ma non basta all’Uomo rispettare le leggi per comportarsi da Uomo”

Il complesso tema del rapporto tra Etica e Legalità è al centro del dibattito politico mondiale da quando si è con tutta evidenza riscontrato come molti dei comportamenti che hanno contribuito a generare e ad accrescere la crisi finanziaria mondiale del 2008 fossero in gran parte legittimi, e quindi rispettosi del canone della Legalità, ma fortemente scorretti, e quindi non rispettosi dei canoni dell’Etica.

Questo ci fa capire come questo Convegno dell’UCITecnici non stia affrontando temi astratti, benché centrali per determinare il modus vivendi di ognuno di noi, ma questioni estremamente concrete per determinare le scelte politiche nazionali ed internazionali, al centro dell’Agenda del G8 di L’Aquila e del G20 di Pittsburgh.  Dell’attualità del Convegno va dato grande merito al Presidente dell’UCITecnici, Prof. Pietro Samperi, e al Presidente della Sezione Romana, Arch. Annalisa Ciarcelluti, con i quali desidero complimentarmi pubblicamente.  

Ma torniamo al nucleo del problema.  La discrasia tra Etica e Legalità si è storicamente creata per la loro intrinseca diversa velocità di adattamento all’evolversi della realtà quotidiana.  Mentre un adeguamento normativo richiede tempi considerevoli, l’Etica è per sua natura più veloce nel valutare il merito di ogni novità, dovendo porre nel quotidiano i nostri comportamenti allo scrutinio della nostra coscienza.  Soprattutto negli ultimi decenni, a fronte del verificarsi di scoperte scientifiche e di salti tecnologici epocali, sempre più spesso le norme di legge non sono riuscite a tenere il passo dei tempi per cui il mero rispetto della Legalità non è stato più sufficiente ad escludere comportamenti scorretti.  

Più di recente, la discrasia tra Etica e Legalità si è ulteriormente ampliata per l’affacciarsi alle sfere decisionali di soggetti provenienti da religioni e culture sempre più diverse, che hanno significativamente incrinato quell’unità sostanziale dell’Etica che ha caratterizzato il mondo occidentale fino alla Seconda Guerra Mondiale.  Dalla non-violenza di Gandhi, per citare aspetti positivi, fino all’aberrazione dei kamikaze, dapprima giapponesi e oggi -- purtroppo -- sempre più frequenti, si sono sviluppate differenze così profonde a livello di Etica che quest’ultima ha perso rilievo rispetto alla predominanza della Legalità.

La crisi economica del 1998 ci ha consegnato una certezza: laddove l’obiettivo del mero rispetto della Legalità diviene più sentito rispetto agli imperativi categorici morali impostici dell’Etica, e dove ancor peggio si allarga a dismisura il solco tra i limiti imposti dalla Legalità e quelli imposti dall’Etica, lì insorge una crisi profonda perché non bisogna mai dimenticare che “le leggi sono fatte per l’Uomo, ma non basta all’Uomo rispettare le leggi per comportarsi da Uomo” (cfr. Marco, 2, 27-28 “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!  Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”).  A noi tecnici, a noi giuristi, spetta dunque il compito di dare peso all’Etica, per imporre il principio che sia inaccettabile per la comunità, e quindi di riflesso anche per l’ordinamento giuridico, quel comportamento che formalmente rispetta tutte le leggi, e quindi sorpassa lo scrutinio della Legalità, ma viola lo spirito delle leggi stesse e del comune sentire, e quindi non supera lo scoglio dello scrutinio dell’Etica.

Un recente studio promosso da UBS, una delle banche più colpite dalla crisi, ha analizzato la differenza tra Ethos ed Etica, definendo l’Ethos come quel complesso di comportamenti e valori individuali che, per quanto nobili, non possono essere imposti come principi della collettività, e definendo invece l’Etica come quel complesso di comportamenti e valori che hanno acquisito un riconoscimento ed un rispetto a livello mondiale, per cui devono in qualche modo essere imposti a tutti, anche se esorbitanti rispetto al mero rispetto della Legalità.

Le varie culture giuridiche mostrano vari esempi di come il diritto possa superare il principio di Legalità in senso stretto, ponendo l’asticella ben oltre quest’ultimo fin quasi a raggiungere i livelli dell’Etica, attraverso “Norme Obiettivo” che sanzionano qualsiasi strumento diretto a violare l’obiettivo protetto dal legislatore indipendentemente dalle forme in cui suddetta violazione venga a manifestarsi.  Nel diritto fiscale italiano, a differenza della maggior parte dei paesi del mondo, vige il principio che il rispetto formale di tutte le leggi non esclude che una pianificazione fiscale possa essere ritenuta illegittima e quindi sanzionata.  Nel processo statunitense, le prerogative del giudice sono talmente ampie per cui i comportamenti formalmente leciti delle parti possono pur sempre essere sanzionati come ostruzionistici nei confronti della giustizia o offensivi nei confronti della Corte.  Nei paesi di common law, la stessa accusa ha ampia libertà nel perseguire o meno atti in violazione di legge, così legittimando una valutazione etica degli stessi che prescinde dal fatto in sé ma lo valuta in relazione al soggetto che lo ha commesso.

Da queste brevi riflessioni, possiamo trarre le seguenti conclusioni:

1. È indispensabile ridurre il solco tra Etica e Legalità, perché la legittimazione o la mancata sanzione di comportamenti contrari all’Etica ma formalmente rispettosi della legge mina alle radici la sostenibilità della convivenza sociale.  Citando il titolo di questo intervento, “le leggi sono fatte per l’Uomo, ma non basta all’Uomo rispettare le leggi per comportarsi da Uomo”.

2. È indispensabile realizzare un “galateo dell’etica”, un dizionario di quei principi etici universalmente riconosciuti, ed inserire negli ordinamenti giuridici una norma che renda automaticamente illegale un comportamento, seppur formalmente rispettose delle singole leggi, che sia contrario a questo galateo riconosciuto dall’Etica.

3. In tale ottica, ben venga la distinzione tra Ethos ed Etica, stando bene attenti a non appiattirci tutti sul comune divisore delle singole culture, ma con l’auspicio che questa Etica globale possa continuamente alzare la propria asticella.  Del resto, non si potrà mai far rientrare l’Etica all’interno dei vincoli della Legalità se non si riesce in qualche modo ad oggettivizzarla attraverso una delimitazione dei propri confini.

4. È indispensabile incrementare la discrezionalità del giudice, riconoscendogli il potere di prescindere dal rispetto di rigorose previsioni normative e di valutare l’intera fattispecie nel quadro di una Norma Obiettivo.  E’ per questa flessibilità che, nel momento della crisi, la giustizia anglosassone ha stravinto il confronto con quella europea tradizionale, con Bernie Madoff in carcere e Calisto Tanzi libero nella sua villa, con i managers dell’ENRON arrestati e privati dei loro illeciti guadagni ed i truffatori italiani ed europei non adeguatamente puniti.

Concludo con un augurio all’Italia e a noi Italiani!  Nonostante una magistratura purtroppo in larghe aree allo sbando, che ha perso ogni senso di equilibrio rispetto alla durata dei processi, dobbiamo mantenere la nostra fiducia nei singoli giudici, nella consapevolezza che una giustizia migliore non possa prescindere da una maggiore discrezionalità degli uomini ai quali è affidata l’amministrazione della giustizia, per permettere loro di valutare il rispetto sostanziale dei principi di Etica comune, alzando l’asticella e se del caso persino ignorando il più arido rispetto del canone della mera Legalità: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!  Perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato”.

 

 

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