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L’Italia è uno dei Paesi più ‘’vecchi’’ del mondo e gli ultra sessantacinquenni sono più numerosi dei giovani. Secondo le ultime stime, l’aspettativa di vita media degli italiani supera gli 80 anni e tra vent’anni supererà gli 86 anni. Un dato che colloca il nostro Paese ai primi posti nell’Unione Europea. In questo contesto si riduce la presenza di giovani, ovvero di chi può sostenere il Welfare, della spesa sanitaria e pensionistica, ma anche rendere sopportabile un debito pubblico molto alto, che continua ad aumentare. È una ricomposizione demografica e sociale che grava sul sistema di “welfare”, ma anche sulle modalità di finanziamento della spesa pubblica e della destinazione di quest’ultima per un efficace un sistema di protezione nazionale universale e sostenibile, come quello della sanità.

A fronte di tale situazione che appare ormai irreversibile, anzi destinata ad acuirsi nel futuro, non appaiono azioni e interventi correttivi, ovvero un ripensamento di strategia rispetto ad anni di inerzia da parte dei diversi governi nazionali che si sono succeduti. Né, nonostante gli intenti annunciati periodicamente, non si intravede all’orizzonte la realizzazione di un sistema fiscale che abbia reali effetti re-distributivi, capace di eliminare il “sommerso”, l’economia criminale che lo alimenta e i comportamenti illeciti di evasione fiscale. Oggi, solo poco più del 3% degli anziani riesce ad essere assistito dalla rete pubblica. La risposta riguarda l’assistenza in situazioni di parziale o totale non autosufficienza.

A tale limite sopperiscono le famiglie, la cui composizione è da tempo in rapida trasformazione perché aumentano i nuclei uni-personali e le famiglie mono-genitoriali. Con questa trasformazione si sono ridotti i soggetti disponibili come potenziali “caregiver”, a fronte dell’aumento di anziani possibili fruitori di assistenza. L’emergenza pandemica non può essere un’attenuante: anzi, deve diventare un motore efficace di inversione di rotta per affrontare con coraggio i temi sopra accennati. E visti i tempi della politica occorre iniziare da subito. La capacità di intervento del welfare è misurata dall’indice di dipendenza degli anziani che misura il rapporto degli ultra 65enni sulla popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni. Secondo l’ISTAT tale rapporto si colloca nel 2020 al 36%, la previsione nel 2041 salirà al 59%.

L’aumento del debito pubblico italiano, dovuto negli ultimi mesi anche agli interventi governativi per “ristorare” i danni causati all’economia e sostenere l’impoverimento delle famiglie italiane, graverà sulla prossima generazione, che per la prima volta nella storia del nostro Paese, si troverà a vivere peggio dei propri genitori e nonni. Un sistema di protezione sociale non può reggersi sulle elemosine di Stato, come è avvenuto purtroppo con l’inizio della pandemia. Nello stesso modo, per far diventare un sistema fiscale efficiente, non bastano premi e lotterie, ma occorre una vera e propria rivoluzione capace di renderlo coerente con il dettato della nostra bella Costituzione, l’unica al mondo che ne disciplina, in modo chiaro e inequivocabile, i principi.

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