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Dopo intense giornate di dibattito parlamentare, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano ha ricevuto il via libera da Camera e Senato per il successivo invio alla Commissione Europea. I numeri del Piano salgono ancora con l’aggiunta di ulteriori 26 miliardi di Euro di risorse nazionali da destinare alla realizzazione di opere infrastrutturali viarie, come l’alta velocità.

All’orizzonte del governo 248 miliardi di Euro

Complessivamente l’Italia disporrà di 248 miliardi di Euro per cambiare il “destino del Paese”, come ha sottolineato il Presidente Draghi nella sua comunicazione al Parlamento. La messa in opera del Piano avverrà, secondo le distinte competenze istituzionali e con la responsabilità diretta di ogni struttura operativa coinvolta, da parte delle amministrazioni centrali (Ministeri) e territoriali (Regioni ed Enti Locali). Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma restano unicamente in mano ad esse. Viene attribuita, infatti, a queste ultime la realizzazione degli investimenti e delle riforme nei tempi concordati, oltre che la corretta gestione delle risorse finanziarie, mentre il monitoraggio e controllo dello stato di avanzamento del Piano verrà svolto dal Ministero dell’Economia e Finanze con la supervisione e l’intervento, ove occorra, della Cabina di Regia presso la Presidenza del Consiglio.

La sfida nelle sfide: ridare vitalità alla Pubblica Amministrazione

Una struttura di governance caratterizzata da una base operativa, con correlate responsabilità, molto ampia e organismi di vertice snelli, con compiti di vigilanza e controllo, ma ancora in via di definizione. Più di un terzo delle risorse finanziarie sarà gestito dalle Regioni e dagli enti locali: si tratta di 87,4 miliardi di Euro suddivisi nelle sei missioni del PNRR. Compiti e responsabilità non lievi, perché toccherà a loro verificare regolarità delle procedure, prevenire, correggere e sanzionare eventuali irregolarità e indebiti utilizzi delle risorse, come frodi o illeciti finanziamenti. Ma soprattutto garantire la realizzazione degli investimenti e attività nei tempi richiesti dal Piano. Una sfida non di poco conto se si guarda all’attuale contesto generale della pubblica amministrazione caratterizzato da scarsa organizzazione, da personale insufficiente o non adeguatamente preparato, da una stratificazione legislativa ridondante, incompleta e frenante.

Investire sul capitale umano

Nell’ultimo ventennio la pubblica amministrazione è stata protagonista di grandi cambiamenti – l’introduzione dell’Euro, il federalismo fiscale, l’armonizzazione dei bilanci pubblici, il nuovo codice degli appalti, per citarne solo alcuni – a cui le amministrazioni non hanno potuto corrispondere con equivalenti ed efficaci iniziative di formazione dei loro funzionari a causa delle limitazioni di spesa loro imposte, e con un capitale umano rinnovato a causa del blocco delle assunzioni. Una pubblica amministrazione che richiede una riforma non più rinviabile, riforma che, insieme a quella della giustizia, è inserita nel Piano in maniera orizzontale per affiancare, nel medesimo tempo e in maniera rapida, l’attuazione degli investimenti, pena il fallimento dell’intero progetto di ripresa.

Le responsabilità che incombono sugli enti locali

Ma c’è una ulteriore variabile da considerare in questo contesto: la qualità dei pubblici amministratori sotto il profilo non solo delle competenze e della conoscenza, ma sotto l’aspetto della “virtù del carattere”, espressione usata nei suoi scritti del 1943 da Alcide De Gasperi e citata, per definire la qualità del decisore politico, dal Presidente Draghi nel corso della sua comunicazione alle Camere. La qualità delle decisioni che saranno assunte a livello locale dai pubblici amministratori sarà decisiva per connotare la qualità e la futura ricaduta positiva dei progetti del Piano. Il decisore politico deve fondare le proprie decisioni sulla conoscenza che gli viene fornita dai tecnici, per rispondere meglio alle aspettative e istanze dei cittadini, in un’ottica di interesse generale e prospettico, anche quando le risposte date non sembrano soddisfare in pieno tali istanze. Accade spesso, invece, che per mantenere la propria popolarità e gradimento in seno alla comunità o anche per ambizione personale, ubbidisca a logiche diverse, che poco hanno a che vedere con l’interesse dei cittadini in una prospettiva di lungo respiro. Questo atteggiamento se in un primo tempo risulta appagante, si rivela estremamente dannoso in futuro.

Non si distrugga un’occasione irripetibile

La selezione dei progetti da proporre al finanziamento dovrà essere quindi improntata a criteri di priorità e di rigida aderenza al programma nazionale e gli amministratori locali dovranno essere capaci di far comprendere ai cittadini non solo le motivazioni delle loro scelte ma anche il fatto che l’opportunità, offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, esperienza irripetibile, potrà essere in grado di cambiare in meglio la vita di tutti se sarà gestita con la diligenza del buon padre di famiglia, ovvero con rigore, consapevolezza, onestà e cura del bene comune. Se ciò non avverrà, se le risorse non saranno spese per azioni in grado di produrre utilità ripetuta nel tempo e valore sociale ed economico aggiunto o se non saranno spese, ci troveremo di fronte ad un grave fallimento, di cui saremo responsabili verso la prossima generazione.

Fonte: https://www.laportadivetro.org/il-piano-che-dovra-cambiare-il-destino-del-paese/

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