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Creato: Giovedì, 14 Marzo 2024 00:01
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Scritto da Rocco Artifoni
“Non penso e non dirò mai che le tasse sono una cosa bellissima, sono bellissime le libere donazioni non i prelievi imposti per legge”. Ecco la rivoluzione di Giorgia Meloni: i contribuenti non sarebbero più tenuti per legge (anzi, per Costituzione) a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, ma attraverso bellissime libere donazioni.
Il dizionario infatti conferma che “un’imposta è un tributo ovvero un prelievo coattivo di reddito effettuato dallo Stato per sostenere la spesa pubblica”. Giorgia Meloni ha detto basta a questa bruttissima pratica voluta dagli intellettuali. La riforma del Governo – di conseguenza – prevederebbe che ciascuno donasse liberamente allo Stato quello che ritiene giusto.
Al mondo non esistono sistemi tributari simili. Potrebbe essere definito un fisco anarchico: ognuno dà ciò che vuole. Oppure un fisco filantropico, poiché non ci sarebbe un obbligo di dare, ma ci si affiderebbe al buon cuore di chi dona. Potrebbe anche essere definito come volontariato fiscale o fisco opzionale. Una specie di nuovo hobby: se sono appassionato, verso nelle casse del fisco; se non mi piace, evito di pagare.
Giorgia Meloni non lo dice, ma in questo modo si attuerebbe la massima semplificazione. Niente più imposte dirette o indirette, aliquote, scaglioni, deduzioni, detrazioni, esenzioni, evasione fiscale, ma soltanto erogazioni liberali allo Stato.
D’altra parte Giorgia Meloni non dice nemmeno che cosa accadrebbe se la somma dei contributi volontari non fosse sufficiente a garantire le risorse per le spese pubbliche. Qui forse si nasconde un subdolo cavillo. Ci potrebbe essere il rischio di dover introdurre una tassa per pagare il servizio richiesto. Certo non sarebbe una cosa bellissima, ma necessaria. Altrimenti, non si riuscirebbe a completare il ponte sullo stretto o si dovrebbe interrompere a metà un’operazione chirurgica, tanto per fare un paio di esempi.
È probabile però che Giorgia Meloni abbia pensato ad una soluzione alternativa, poiché è noto che la parola tasse la indispone. Pertanto si potrebbe fare in questo modo: chi si presenta al pronto soccorso firma una cambiale, cioè contrae un debito con lo Stato. E lo Stato per pagare il debito, chiede un prestito ai cittadini, come già avviene con l’emissione di titoli di Stato. A questo punto il gioco è fatto: il contribuente è contemporaneamente debitore e creditore dello Stato. Basta compensare le cartelle fiscali e il conto si annulla.
Effettivamente bisogna ammettere che si tratta di una soluzione geniale. Una riforma che tutti aspettavamo da 50 anni, cioè da quando è entrato in vigore l’attuale sistema tributario fondato su imposte dirette e indirette (in particolare, IRPEF e IVA).
Resta però un problema. A livello europeo si è stabilito che l’IVA ordinaria non può essere inferiore al 15%. Ma Giorgia Meloni troverà sicuramente il modo di aggirare l’ostacolo posto dai burocrati europei. Per esempio dichiarando che non ci sono beni a cui applicare l’IVA ordinaria. A tutti i prodotti si applica l’IVA straordinaria allo 0%.
Anche questa volta risuonano le parole profetiche di Oscar Wilde: “Posso credere a tutto, purché sia sufficientemente incredibile”.
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Creato: Mercoledì, 21 Febbraio 2024 00:00
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Scritto da Anna Paschero
Il nono decreto attuativo della legge delega sulla riforma fiscale, riguardante la riduzione delle sanzioni tributarie per gli evasori “di necessità”, ha ottenuto oggi l’assenso preliminare del Consiglio dei Ministri. Il viceministro Maurizio Leo, richiamando i principi previsti dalla legge delega che giustificano i comportamenti evasivi per “sopraggiunte impossibilità”, ha proposto l’adozione di un sistema sanzionatorio più mite che, agendo sulle attuali regole del ravvedimento operoso, stabilirà sanzioni amministrative e penali basate sulla proporzionalità (e non più su un minimo e un massimo) per rendere il pagamento di quanto dovuto più conveniente per gli evasori.
Depotenziata la legge "manette agli evasori"
L’obiettivo viene raggiunto con la revisione di precedenti misure legislative, in particolare il Dlgs 74 del 2000 - “manette agli evasori” - rispetto al quale vengono riscritte le norme sui reati di omesso versamento di imposte (ritenute, IVA ), prevedendo una sorta di salvagente (o un salvacondotto!), ovvero la non punibilità penale per chi non paga per causa di forza maggiore, a meno che decida di pagare ratealmente l’intera imposta, con sanzioni (ridotte) e interessi. La legge vigente, che viene ora soppiantata dal decreto, prevede per l’omesso versamento delle ritenute – sopra la soglia di 150'000 Euro - una pena detentiva da sei mesi a due anni.
L’intenzione del viceministro è quella di prevedere, per coloro che si trovano in difficoltà straordinarie nel saldare i loro conti con il fisco, una linea più morbida, con sconti sul fronte amministrativo e penale (“riduzioni da un quinto a un terzo” per le sanzioni amministrative, secondo quanto da lui affermato in conferenza stampa…) che saranno meglio precisati dal testo del decreto attuativo quando sarà definitivamente pubblicato.
I nuovi "sanculotti" all'assalto della Bastiglia fiscale
“Prosegue senza sosta” - ha dichiarato ancora il viceministro - “la rivoluzione fiscale del governo mirata a costruire un sistema più equo e giusto a vantaggio di cittadini e imprese”. Una rivoluzione che ha il sapore piuttosto amaro di una “involuzione” fiscale, sempre più basata sulla disuguaglianza e sulle differenze di trattamento, a parità di reddito (e di influenza sociale), delle diverse categorie di contribuenti. Ci saranno contribuenti che potranno invocare “sopraggiunte impossibilità” a pagare le imposte, ed altri che non potranno farlo – come i lavoratori dipendenti e i pensionati – a cui le imposte vengono sottratte dai loro redditi ancor prima che tocchino le loro tasche. Le disparità sono e rimangono del tutto evidenti.
In sostanza, si è dinanzi all'ennesimo regalo agli evasori, perdonati e graziati per il reato che è stato cancellato con l’approvazione del decreto governativo. Che segue, per altri versanti e crinali, la cancellazione del reato di abuso di ufficio "finalizzato", naturalmente, all'encomiabile proposito di "snellire" e velocizzare la giustizia. Con la speranza, altrettanto naturalmente, che la giustizia non diventi però così veloce da non avere il tempo per i giudici di coglierla, perché diventata inesistente, e quindi di applicarla... Il che sarebbe un danno assai peggiore di quanto accade oggi per le note lentezze di una giustizia che - almeno sulla carta - esiste. All'opposto, con l'iniziativa del viceministro Leo, si ha la sensazione di ritrovarsi nell'ennesimo invito ad assecondare l'evasione fiscale. Un incoraggiamento che nel Bel Paese ha storicamente una platea sterminata di fans, e che sembra essere diventato anche il tratto distintivo di questo governo.
Posizione non invidiabile per le speranze di ridurre il debito pubblico. Ma con una Presidente del Consiglio che mesi addietro non trovò di meglio che bollare le imposte come “pizzo di Stato”, è abbastante evidente che a ministri, viceministri e sottosegretari non resta che il famoso motto latino "ubi maior, minor cessat". Che tradotto in versione popolare sta per "attacca il ciuccio dove vuole la padrona". Se poi il ciuccio morirà soffocato dai debiti, tranquilli: nessuno pagherà, tanto tutto sarà stato depenalizzato...
Fonte: https://www.laportadivetro.com/post/la-faccia-buona-del-pizzo-di-stato-il-viceministro-leo