Bisogno di progressività

La Corte dei Conti ha certificato che nel 2016 la spesa complessiva dello stato italiano ha totalizzato 829 miliardi coperti per l’86,5% da entrate fiscali, ossia ricchezza prelevata ai cittadini, e per il restante 13,5% da altre entrate come affitti, concessioni, vendite di immobili, indebitamento.

Le entrate fiscali comprendono tre grandi categorie: i contributi sociali, le imposte dirette e le imposte indirette. I contributi sociali sono prelievi sulla produzione, in parte a carico dei lavoratori, in parte dei datori di lavoro, e sono utilizzati per pensioni e altre provvidenze di carattere sociale. Le imposte dirette sono prelievi sugli introiti dei cittadini. Le imposte indirette sono prelievi sugli acquisti per beni e servizi. L’analisi dei dati rivela che oggi i tre settori contribuiscono al gettito fiscale in misura quasi paritaria. Più precisamente nel 2016 i contributi sociali hanno rappresentato il 31% del gettito fiscale, le imposte dirette il 35%, quelle indirette il 34%. Situazione piuttosto diversa da quella del 1982 quando i contributi sociali rappresentavano il 40% di tutte le entrate fiscali, le imposte dirette il 35%, quelle indirette il 25%.

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L’utilizzo dell’Anagrafe dei rapporti finanziari ai fini dell’attività di controllo fiscale

(Comunicato stampa del 18 settembre 2017 – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato)

L’Anagrafe dei rapporti finanziari, costata ad oggi circa 10 milioni di euro, costituisce una banca dati di notevoli dimensioni contenente i dati, identificativi e contabili, di tutti i soggetti titolari di rapporti di conto corrente o di deposito, istituita al fine di rendere più efficiente l’attività di controllo in ambito fiscale.

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Anagrafe Tributaria, flop del Fisco

Inadempienze dell’Agenzia delle Entrate sul fronte Anagrafe tributaria per la lotta all’evasione: liste selettive contribuenti e analisi del rischio mai partiti. Continua a leggere sul sito Pmi.it

Comparazioni dei SISTEMI FISCALI in alcuni Paesi Europei

Aliquote ordinarie di IVA
 ITALIA 22%
 SPAGNA 21%
 REGNO UNITO 20%
 FRANCIA  19,6%
 GERMANIA 19%

 

 Aliquote IRPEF   minima massima
ITALIA 23%  43%
REGNO UNITO 10%  45%***
GERMANIA 15%  45%
SPAGNA 24%  52%
FRANCIA  6,85% 48% 

 (ricordo che in Francia vige un sistema fiscale per ‘unità familiare’…).

*** nel Regno Unito i dividendi sui capitali detenuti sono tassati tra il 7,5% ed il 45%, secondo cioè i diversi redditi imponibili. (In Italia al 26% fisso, ed al 12,50% fisso sui Titoli di Stato…).

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Flat Tax: la tassa che piace ai ricchi

Uno studio scientifico con cui Mazzei svela chi ci guadagnerebbe veramente con la “tassa piatta”, ovvero le cifre che i liberisti Matteo Salvini, Armando Siri e Nicola Rossi non vi faranno vedere mai. Leggi tutto

La Flat Tax è incostituzionale

La Flat Tax non è certo una novità nel dibattito teorico e nei vari tentativi di implementazione, in particolare nei paesi dell’est europeo postcomunista. Fu ideata da Milton Friedman nel 1956 e da allora è sempre stato un mantra delle teorie neoliberiste in campo fiscale.

In Italia venne proposta, con una aliquota al 33%, da Silvio Berlusconi nel 1994 al posto di un’Irpef progressiva. Poi venne fatta propria dalla Lega di Salvini, per fortuna senza successo. Se non in modo parziale: il 1º gennaio 2004, in Italia, è entrata in vigore l’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) al posto dell’IRPEG. L’IRES è una Flat Tax: infatti è presente una sola aliquota pari al 24% (dopo la legge di stabilità 2016). Ma qualche settimana fa il Sole 24 Ore ha dato vita un dibattito sul tema partendo dalla proposta di Nicola Rossi di una Flat Tax sull’Irpef con aliquota al 25%.

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Scaglioni di reddito Legge 825/71 – Differenze con IRPEF di oggi

DAL SAGGIO: 
FISCO, LA COSTITUZIONE TRADITA
Scaglioni di reddito sottoposti a IRPEF in vigore dal 1973 al 1986

ECCO LA LEGGE 825/71

Dopo 23 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, viene approvata dal parlamento la legge delega n°825 del 9 ottobre 1971 di riforma tributaria, istitutiva dell’IVA e dell’IRPEF che delegò il Governo ad emanare le disposizioni occorrenti, per attuare i principi Costituzionali della capacità contributiva e dellaprogressività di tutti i tributi, secondo i criteri direttivi determinati da quella legge.

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Una nuova cultura della legalità fiscale

Talvolta capita davvero di guardare la pagliuzza e non la trave. Così viene da pensare osservando in modo critico il dibattito politico sul rispetto dei parametri europei per il deficit di bilancio. Da Bruxelles chiedono all’Italia di diminuire il rapporto deficit/PIL dello 0,2%, che corrisponde a 3,4 miliardi di euro.

Da settimane si discute in modo animato di questi decimali in percentuale e della cosiddetta “manovrina” che il Governo ha varato per recuperare i pochi miliardi richiesti. 

Colpisce tanta attenzione per un dettaglio di secondaria importanza, quando il vero problema è il rapporto debito/PIL, che ha superato il 133%, cioè oltre 2.250,4 miliardi di euro al 31 gennaio 2017 (fonte: Banca d’Italia). Dato che il debito è superiore di 662 volte l’ammontare della “manovrina”, forse sarebbe il caso di porci seriamente qualche domanda sul futuro del nostro Paese. Le reiterate promesse di diminuzione del debito e del raggiungimento del pareggio di bilancio vengono puntualmente disattese. Ogni anno si rimanda all’anno successivo, senza spiegazioni.

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